domenica 28 febbraio 2010

I mobili non ci sono ma di grappa quanta ne vuoi

In Italia non è un problema arredare casa, si trova di tutto, dai magazzini del mobile nelle periferie sino ai negozi più raffinati. Si trovano sanitari, complementi d'arredo, per tutti i gusti e tutte le tasche. Per non parlare degli elettrodomestici che in alcuni casi vengono persino a bussarti alla porta (vedi Folletto).

Qui nella Vojvodina non è così. Non esiste l'industria del mobile e nemmeno l'artigianato spinto. Il livello e quello del fai-da-te. In alcuni magazzini si trovano mobili di gusto terrificante ammassati senza alcun criterio e senza alcuna possibilità di trovarne due vagamente coordinati che possano condividere uno stesso spazio. Una accozzaglia di velluti, finte pelli, plastiche e compensati che sembrano assemblati così, come capitava.
Alcuni mobili, i pezzi forti, sono invece esposti in maniera museale. Se ne stanno li su dei piedistalli probabilmente da decenni.
Dopo aver scandagliato l'intera città e poi quelle vicine e tornando di volta in volta con la coda tra le gambe mi sono reso conto che qui, il vero mercato, è quello dell'usato. Ciò che cerco non si trova, quindi, nei negozi ma nelle ultime pagine dei giornali dove sono riportati gli annunci (oglasi).
In questo paese, infatti, esiste il culto dell'usato. Quasi tutto è usato dalle automobili ai mobili che si tramandano di generazione in generazione.
Tra gli annunci si trovano occasioni incredibili ma bisogna essere lesti perché vengono venduti immediatamente. Con l'indispensabile collaborazione di mia moglie ci siamo messi a telefonare.


Oglasi
Vendo un armadio, un letto, una sedia e grappa...
Vendo un tavolo, un termosifone e grappa di prugne...
Vendo una sedia ed una serpentina per la grappa...

Insomma la grappa c'è sempre ma i mobili erano già tutti venduti. Non ci rimane che aspettare l'Ikea che dovrebbe arrivare a Belgrado all'inizio del prossimo anno.

Per consolarmi dei fallimenti berrò un bicchierino, di grappa naturalmente, che qui non manca mai.

Questi, però, hanno esagerato!!!!

sabato 27 febbraio 2010

Dal dentista di Kikinda: come è andata a finire

La mia saga dal dentista di Kikinda è terminata lo scorso giovedì. Sono uscito dallo studio con un bel sorriso ma prima ho preso appuntamento per il prossimo anno per un controllo e l'igiene. Ho sorriso anche quando ho pagato il conto: poco meno di 200 euro per radiografia panoramica, igiene, una otturazione e due corone; grossomodo la stessa cifra che avrei pagato in Italia ma con uno zero in meno.

Leggendo qua e là in rete ho scoperto che il turismo dentale non è una realtà solo italiana ma un un fenomeno europeo a più livelli. Ognuno ha le sue mete più convenienti. Così se gli italiani vanno in Slovenia, gli sloveni vanno in Crozia ed croati vanno in Serbia. I serbi, ad eccezione dei più abbienti che si possono permettere lo studio privato, vanno alla mutua. Nello studio del mio nuovo dentista passavano politici, avvocati e gasterbaiter. Quest'ultimi normalmente approfittano delle ferie estive per sistemarsi i denti ed in quei periodi gli studi sono davvero affollati.

Da quel che leggevo i prezzi per le cure del turismo dentale sono circa la metà di quelli praticati in Italia perché, oltre alle cure, bisogna mettere in conto il viaggio, la sistemazione e l'assistenza di una traduttrice. Nel mio caso infatti non si trattava di turismo dentale; Kikinda è ormai la mia seconda casa e sono stato trattato da Kikindese.

Quindi tutto bene e per la felicità di tutti non vi stresserò più con questo argomento.



mercoledì 24 febbraio 2010

Viaggio nella Vojvodina e la lingua impossibile

Dicevo che la lingua Serba può essere un problema. Per noi ovviamente, perché loro, incredibile a dirsi, la parlano e si capiscono. Un esempio chiarirà il concetto. Prendiamo la parola STVRDNUT che significa indurito oppure OPSKRBLJEN che significa fornito, assortito. Come vedete è praticamente priva di vocali. Non gli servono! A me invece causa dei crampi alla mandibola.

Stranamente loro, invece, le lingue straniere le imparano con grande facilità, inglese, italiano, tedesco, bulgaro, russo, ungherese. Certo, dopo aver imparato la loro di lingua le altre sono una passeggiata!
Fortunatamente, almeno con l'italiano, gli rimangono indigesti gli articoli e le preposizioni e commettono qualche piccolo scivolone su alcune parole, così mi consolo.

Ci sono poi alcune frasi o parole buffe. Ad esempio: NAS TROJE NA MERDEVINAMA come la tradurreste? Sbagliato! Significa noi tre sulla scala. E poi parole italiane che per loro hanno un significato assai diverso. KURVA, ad esempio significa p***ana. Lo appresi in una vacanza in montagna a sciare. Mia moglie si stava cimentando in un lungo cristiania, ... troppo lungo! Temevo che potesse finire dritta fuori pista e mi misi ad urlare "curva, curva". Lei era scandalizzata.

Un'altra peculiarità della loro lingua è che, salvo alcune eccezioni, tutte le sillabe sono lievemente accentuate. Mentre da noi prevalgono le piane o le sdrucciole. A volte sembra quasi che siano incavolati come quando, in italiano, si parla scandendo le parole.

Ora immaginate tutto questo scritto in cirillico!


lunedì 22 febbraio 2010

Ancora dal dentista di Kikinda

Il turismo dentale vive una fase di forte espansione. Criticato dai dentisti nostrani è comunque una concreta possibilità per accedere a cure mediche divenute proibitive per molti cittadini italiani. I paesi dell'est Europa, Ungheria, Romania, Croazia e Serbia sono le mete principali per le cure low cost.

Tutti noi preferiremmo rivolgerci ad un nostro bravo dentista di fiducia con lo studio dietro all'angolo anche se non escluderei la possibilità, potendo contare su medici davvero affidabili, di unire utile, dilettevole ed economico. Ad ogni modo la questione resta assai controversa e trattandosi di una materia delicata della quale non sono un esperto mi limiterò a raccontare come è andata nel mio caso.

Tanto per cominciare non ho aderito a nessun pacchetto turistico/odontoiatrico. Mi trovo semplicemente a Kikinda, nella regione della Vojvodina in Serbia dove è nata mia moglie e stiamo trascorrendo una splendida vacanza. Incontriamo amici, curiosiamo, facciamo la spesa, imparo la lingua, mangiamo, insomma viviamo come si vive da queste parti, dentista compreso.

Avevo già raccontato del primo appuntamento (Il dentista di Kikinda) ed anche della mia visita a Novi Sad per la radiografia panoramica (Visista a Novi Sad e panoramica dentale) che gli mostrai il giorno seguente. In quell'occasione mi descrisse anche le cure di cui avevo bisogno. Naturalmente era presente mia moglie altrimenti sarei stato davvero in difficoltà a comprendere. In sostanza si trattava di incapsulare due denti devitalizzati e ripristinare una otturazione danneggiate. L'appuntamento era fissato alle 10 del giorno seguente per l'igiene, necessaria anche per definire il colore delle capsule.

Al mio vocabolario specifico che al momento comprendeva solo Joj! e Jao! (Ahi!) dovetti aggiungere altre parole indispensabili: otvori, zatvori e isperi (apri, chiudi e risciacqua). Da ora in poi avrei proseguito in totale autonomia, senza la mia guida, che giustamente preferiva starsene dai suoi.

Abituato alle sfiancanti attese dal mio dentista italiano arrivai all'appuntamento alle 10 spaccate. Dentista, assistente e odontotecnica erano già li ad attendermi e mi fecero accomodare direttamente sul seggiolone senza che mi fossi ancora ripreso dal tragitto. Una gocciolina di sudore mi scendeva dalla fronte ma iniziai a tranquillizzarmi guardando la luce che filtrava attraverso la veneziana della finestra di fronte. Per la pulizia utilizzò dapprima la sonda ad ultrasuoni e poi quella fresettina e pasta dal sapore di dentifricio.
Di tanto in tanto mi chiedeva di sciacquare o di aprire la bocca come da programma. Capivo!
Al termine della seduta mi mise in mano uno specchietto perché potessi ammirare il suo capolavoro. Potevo andare e ci saremmo rivisti dopo due giorni.

All'appuntamento successivo arrivai un po prima ma ancora una volta finii subito sul seggiolone. Prima di iniziare la preparazione del dente, mi osservò attentamente. Guardò la lastra più volte e si consultò anche con l'odontotecnica. In alcuni momenti entrambe scrutavano i miei denti e conferivano. Forse si scambiavano impressioni sul modo di lavorare in Italia ma cosa si dicessero realmente rimarrà per me un mistero. Iniziò col farmi una anestesia, attese una decina i minuti e proseguì col trapano. Al termine applicò qualche impasto sul dente che solidificò con quelle luci ultraviolette. A questo punto intervenne l'odontotecnica che mi ficco in bocca quelle sagome in ferro con pasta per prendere il calco dei denti.
Il dentista, l'assistente e poi l'odontotecnica mi hanno trattato con attenzione dedicandomi tutto il tempo necessario. La seduta era conclusa e potevo andare.


Link correlati:




giovedì 18 febbraio 2010

Visita a Novi Sad e panoramica dentale

Chi ha letto il mio post di qualche giorno fa ( Dal dentista di Kikinda ) si ricorderà che in questa mia permanenza nella Vojvodina sono anche alle prese con il dentista. Al primo appuntamento mi aveva prescritto una radiografia panoramica aggiornata. Per questo sarei dovuto andare a Belgrado o a Novi Sad che distano rispettivamente 120 e 105 km da Kikinda dove attualmente soggiorniamo. Abbiamo optato per Novi Sad perché, oltre ad essere un po meno distante, è una città che volevo visitare meglio e poi nella metropoli Belgradese ci saremmo trovati in difficoltà ad orientarci.

Così, ieri, in tarda mattinata, siamo montati in auto e partiti. La temperatura esterna era appena sopra lo zero. Per strada c'erano pochi veicoli ed il solito paesaggio delle pianure infinite. Qualche camion, qualche trattore, qualche auto, qualche cavallo con carretto e qualche bici. Il veicolo più moderno, cavalli a parte, era il mio con soli 12 anni di età. Molte auto, infatti, erano ferme in panne sui margini della strada; qui è una scena tipica!

A dire il vero ci sono anche macchinoni di ultimissima generazione ma prevalgono i carcassoni.

Gli argini sui lati della strada, leggermente depressi, erano delle lingue di ghiaccio che a tratti diventavano devi veri e propri laghi ghiacciati ed i pochi alberi ed arbusti che spuntavano avevano il fusto intrappolato nel ghiaccio.
photo credits: Tihomir Stojanovic
Sui rami spogli stavano appollaiati dei falchi che mi guardavano passare. Lungo il tragitto ho visto poche altre creature a parte una lepre, alcuni gruppetti di cani e degli stormi di corvi neri che si ammassavano a centinaia in alcuni punti della strada per svolazzare via al mio passaggio.

Uno spettacolo un po desolante ma anche affascinante che qui pare essere molto amato e devo confessare che m'incanta anche a me ed ogni tanto mi perdo ad osservare l'immensità di queste pianure innevate. Ci pensa mia moglie, con uno scossone, a riportare la mia attenzione alla guida. Guarda la strada!

A ridosso di Novi Sad, il traffico si fa più intenso e come spesso accade quando si entra in una città con cui si ha scarsa confidenza ho tutte le risorse mentali ed i sensi impegnati a scansionare le strade e la segnaletica, se le avessi tirerei fuori anche le antenne. Arriviamo quasi fino al centro e miracolosamente troviamo parcheggio.

Ci incamminiamo subito verso la piazza principale per toglierci il pensiero della panoramica. Nell'ambulatorio ci accoglie una signora che dopo essersi scambiata una serie di frasi indecifrabili con mia moglie mi preleva con se ed aggeggiando su di una pulsantiera mi sistema la testa al centro di una macchina spaziale. In pochi minuti era già pronta la lastra, prezzo 850 dinari (circa 8,5 euro) ed una qualità ottima.

Per evitare che i pochi fedeli followers di questo blog scappino a gambe levate non ve la mostro. Posso solo dirvi che Alien quando ride è più rassicurante.

Ora siamo liberi di perlustrare le piazze e le viuzze.



Nel primo pomeriggio ci concediamo una pausa in un bel Kafic del centro vicino al teatro.
Ordiniamo due sendwich e due caffè. Vicino a noi una donna distinta con un bel cappello a colbacco è alle prese con una super palacinka farcita e decorata con una mestolata di frutti di bosco e una spolverata di zucchero al velo. La guardo con un po di cupidigia ma decidiamo di andare. Resta il tempo per un ultima perlustrazione della città prima di rincasare anche perché temiamo che possa scendere troppo la temperatura.


Al ritorno, nulla da segnalare, era tutto come prima e c'erano pure i falchi.


lunedì 15 febbraio 2010

Soffocati dallo zolfo e fuliggine

Soffocati dallo zolfo e fuliggine, è questo il titolo di un articolo pubblicato in questi giorni sulla rivista Blic in Serbia. Racconta di come più di un milione di cittadini della Serbia respiri aria inquinata. I più soggetti vivono nelle principali città specie nell'area a sud di Belgrado dove le concentrazioni di inquinanti nocivi per la salute supera anche di 60 volte quelli ammissibili e si registrano di frequente nell'anno. Dei 30 parametri utilizzati per monitorare la qualità dell'area 4 sono particolarmente preoccupanti: biossido di zolfo, fuliggine, ossidi di azoto e di materia sedimentaria con gravi implicazioni per la salute.


Ma il vero fatto sorprendente e che nessuno si lamenta e si fa poco. Qui a Kikinda, ad esempio, l'auto viene usata anche per percorrere pochi metri in una città raccolta in pochi isolati e se potessero la posteggerebbero direttamente dentro al bar. Se in casa è troppo caldo si apre la finestra anche perché non esistono termostati o contatori di calore e nessuno vuole spendere un dinaro per adeguare gli impianti. Così anche appartamenti vuoti sono riscaldati per tutto il rigido e lungo inverno. Per non parlare dell'uso della corrente elettrica: le lampadine sono rigorosamente ad incandescenza e per gli elettrodomestici non esiste il concetto di classe energetica, l'importante è averli. Non è un caso che le potenze installate negli appartamenti siano mediamente da 11 e 17 kW.

Come riportavo in un mio precedente post sull'importanza di migliorare l'immagine della Serbia per poter essere più competitiva nel mercato europeo, vorrei ricordare che anche la salute ambientale ed un approccio ecologico sono elementi fondamentali per classificare un paese. Ne gioverà la salute degli abitanti e l'economia anche quella legata al turismo.


L'inerpicato cammino della Serbia verso l'Europa

Anche i Balcani stanno intraprendendo la strada del capitalismo, delle privatizzazione e del consumismo. Soprattutto i giovani guardano all'Europa come al paese dei balocchi e l'Europa guarda ai Balcani come ad nuovo mercato in cui espandersi. I meno giovani, più nostalgici e restii ai cambiamenti, sono perplessi. Sono tante le preoccupazioni. Temono di essere colonizzati e di doversi adeguare troppo in fretta a nuove regole. E poi quella paura ancestrale dell'occidente.
Già adesso nei supermercati e nelle vetrine si fanno prepotentemente spazio prodotti italiani e tedeschi dai pakaging e design irresistibili ma più cari. I politici parlano della necessità di migliorare l'immagine del paese per rendere più appetibili i loro prodotti ma mancano le industrie salvo quelle basilari e manca la qualità ed il concept. Le mamme temono per i figli così attratti dal nuovo e facili prede delle tentazioni; vestiti, cosmetici ma purtroppo anche le droghe.

Abituati ad uno stato onnipresente, ai beni di tutti ed all'attenzione agli individui non brillano certo di iniziativa personale e si sentono sempre più abbandonati a se stessi. Ora che gli immobili sono di proprietà, le facciate dei palazzi cadono a pezzi: chi li deve sistemare!? In città c'è l'acqua che fa schifo: cosa ci possiamo fare!? In alcune vie l'aria è irrespirabile con un parco macchine vecchio di trent'anni: ma col tempo ci si abitua! Il riscaldamento è sempre in funzione anche se in casa non c'è nessuno; bhe, è centralizzato!




sabato 13 febbraio 2010

Un kit mini eolico in stile Ikea

Se sapessi da che parte cominciare costruirei un'enorme generatore eolico. Il tempo non mi manca, ho lo spazio e il vento. Curiosando nel web trovo realizzazioni incredibili di parchi eolici ma anche soluzioni fai-da-te davvero ingegnose. Ruote di biciclette con lattine di coca cola che accendono una lampadina, barili segati a metà e riassemblati in stile Savonius, generatori ad asse orizzontale con pale in legno senza alcuno stile.
Su youtube si trovano i filmati di questi marchingegni, magari un po traballanti ma girano. Si trovano anche manuali di istruzioni con schemi di rotori, di costruzione di pale, di code.

Nei forum, invece, la materia prima per l'autocostruzione si reperisce da sfattini, da vecchie lavatrici ed autobus dismessi. Se si osa chiedere chiarimenti si è prima tacciati di ignoranti e poi rimandati a settembre a studiare tutti gli interventi del forum dal 2000 ad oggi.
Il risultato e che più m'informo e più mi scoraggio. Forse ho ambizioni troppo grandi ma vorrei realizzare qualcosa che funzioni davvero ed esteticamente gradevole. Non un ventilino ad uso didattico e nemmeno un mostro di carpenteria meccanica cigolante. E soprattutto vorrei evitare di infilzare la vicina quando le pale iniziano a ruotare troppo!

So bene che ci sono soluzioni belle e pronte per il mini eolico ma sono molto costose. La soluzione potrebbe essere un kit di montaggio in stile Ikea; uno scatolone di 6 metri da farmi recapitare nel giardino.

E poi con calma....

mercoledì 10 febbraio 2010

Dal dentista di Kikinda

L'altra mattina ero irrequieto, alle 12 e 15 avevo appuntamento dal dentista. Qui si chiama ZUBAR che mi mette ancora più agitazione. Tra i flash più inquietanti che mi passavano per la testa c'erano quelli dei denti d'oro pakistani ed i dentisti di strada che operano all'aperto nelle vie dell'India o della Cina.

Prima di partire per questo viaggio nei Balcani mi ero anche consultato con il mio dentista in Italia. Mi aveva appena maciullato un dente per la modica cifra di 500 euro facendomi patire per un mese tra attese e nuovi appuntamenti e mi raccomandava un'altro paio di interventi per sistemarmi completamente; preventivo quasi 4000 euro. Indubbiamente mi avrebbe sistemato bene!!!
Gli chiesi allora, avendo premesso che avrei trascorso un lungo periodo nei Balcani, cosa ne pensasse dei dentisti da quelle parti. Lui si mostrò visivamente infastidito tanto che dovetti consolarlo dicendogli che era proprio per la fiducia che riponevo in lui che gli chiedevo un parere e che d'altronde il mio viaggio era improcrastinabile.
A questo punto, ringalluzzito dal complimento, mi confidò che nei Balcani ci sono bravissimi dentisti ma comunque bisogna stare attenti perché in alcuni villaggi...
Mi bastò per convincermi, sarei andato dal migliore e di sicuro non dal veterinario del villaggio.

Giunto nella sala d'attesa mi ero già tranquillizzato, c'erano comode poltroncine, un bel calduccio, un sottofondo di musica lounge e sopratutto non sentivo urla. Ci accolse l'assistente, una ragazza garbata con dei begl'occhioni verdi in una candida tenuta da infermiera. Prima di entrare, anche se sapevo benissimo che si trattava di una prima visita di solo controllo, chiesi a mia moglie, nonché mia guida personale, come si dicesse "Ahi" in serbo-croato. "Joj" o "Jao" mi rispose, potevo farcela ma non ce ne fu bisogno. Il dottore mi analizzo con attenzione, scrutò la lastra e mi suggerì di fare una nuova panoramica perché quella che gli avevo portato era vecchia e sfocata.
Con un sospiro di sollievo ed un sorriso stampato in volto uscii per tornare a casa. Fuori era bellissimo.

lunedì 8 febbraio 2010

La città di Kikinda

Kikinda è una sorta di oasi nella pianura Pannonica. Attorno non c'è nulla salvo migliaia di ettari di terre fertili e campi coltivati, ora ricoperti di neve. Altri villaggi e città sono distanti e distinti. Non vi è il fenomeno italiano dell'edilizia selvaggia dove le città non finiscono mai e proseguono nelle periferie ed aree extraurbane ricongiungendosi alle città limitrofe senza soluzione di continuità.
Kikinda

Kikinda
La città è ben strutturata. Ha un'ampia piazza pedonale, ricca di verde, in cui sorgono le chiese, il municipio, le scuole, i negozi e diversi luoghi di ritrovo. Adiacente alla piazza si apre un vasto spazio dedicato al mercato mentre allontanandosi dal centro vi sono larghe strade dove si affacciano le tipiche case ad angolo (kuce na lakat). Dispongono di corti interne dove coltivare l'orto ed allevare qualche animale, galline, tacchini e magari qualche maiale.
Kikinda
Ma come si vive a Kikinda? Bhe, come in Italia ma con molto meno. Con 300, 400 euro si può condurre una vita più che dignitosa senza farsi mancare niente. Qualche pensionato che in Italia stenta a campare potrebbe valutare di trasferirsi da queste parti e vivere da re. L'unico problema è la lingua ma in compenso la gente sa essere accogliente e senza pregiudizi per gli stranieri. Per i più giovani credo possa esserci qualche problema perché di lavoro ce ne è poco anche qui e poi, come dicevo, la lingua. Tuttavia in questi ultimi anni si stanno formando le prime comunità italiane ma anche cinesi e di altre etnie. C'è una bella gioventù e non mancano i divertimenti: strutture sportive, culturali, artistiche e poi i locali (Kafic) che nei periodi più miti si arricchiscono di dehor colorando le piazze e le vie con tendoni, ombrelloni, comode poltroncine e fiori diventando davvero accoglienti.

Nelle vie si trovano botteghe e chioschi di ogni genere. Anche qui spopolano i telefonini ed ultimamente vedo un certo proliferare di banche che spuntano come funghi dall'oggi al domani. Ma per chi, come me, fosse più interessato al cibo suggerisco, al mattino, di gustare un burek al formaggio o alle mele magari con un bicchiere di yogurt mentre la sera, sino alle ore piccole, ci si può rimpinzare con una pljeskavica o cevapcici cotti alla piastra e guarniti con salse e verdure. Ma il cibo, in realtà, merita un capitolo a parte, anzi diversi volumi grassi e sugosi (eccone un piccolo assaggio).

Fatto salvo quello alimentare, l'offerta di prodotti non è così ricca e variegata come quella italiana. I settori dell'abbigliamento, per l'arredo della casa, delle finiture edilizie, i mobili bianchi, etc sono più limitati ma ciò che davvero serve si riesce a procurarselo senza problemi. Basta chiedere all'amico dell'amico dell'amico.

Mi ricordo ancora della prima volta che venni a Kikinda, quasi 15 anni fa. Al mercato i banchi erano quasi vuoti: un paio di scarpe, un sellino di una bicicletta, un cuscinetto a sfera ed una anguria che riuscii a conquistare. Era anche un problema tornare in Italia perché i benzinai erano a secco.  Ma bastò chiedere e mi procurarono taniche di benzina e tutto il necessario. Forse questo spirito balcanico di arrangiarsi è un po rimasto e se ti serve ti procurano anche una ruspa.

Ora, comunque e per fortuna, le cose sono assai diverse e nonostante il paese sia ancora tenuto in castigo dalla Comunità Europea, in attesa che svolga gli ultimi compiti assegnatogli, le cose stanno migliorando rapidamente e già si parla di ingresso nell'Europa.


Ancora dal dentista di Kikinda

sabato 6 febbraio 2010

Viaggio nel cuore della Vojvodina

Di questo viaggio sino nel cuore della Vojvodina in Serbia, tralascio la prima parte del tragitto, quello da Pisa a Zagreb, che abbiamo compiuto in un'unica tirata giusto sbirciando i paesaggi dal finestrino dell'auto. Subito dopo Zagreb, imboccata l'autostrada che porta a Beograd, ci siamo fermati a dormire in un motel in vero stile socialista nella cittadina Ivanic Grad.

Novi Sad
Che tra Croazia e Serbia vi sia ancora un po di risentimento si intuisce anche dalla assoluta mancanza di indicazioni stradali dalla Croazia per la Serbia e viceversa. Ma non vi sono tante altre autostrada così che la direzione da seguire rimane intuitiva. Solo quando ormai ci si trova a ridosso del confine compare su un'insegna in piccoli caratteri con le indicazioni Serbia Beograd.

Nel centro di Ivanic Grad c'erano solo alcuni bar e nessun luogo dove rifocillarsi tranne che un kebab che abbiamo voluto evitare. All'indomani eravamo in viaggio sin dalle 7. Questo lungo tratto di autostrada corre diritto, con poche pieghe, poche aree di servizio abbastanza spartane ed una segnaletica essenziale. Si viaggia piacevolmente diversamente da quanto accade su alcune autostrade nostrane zeppe di camion e con una segnaletica da elettroshock.

Giunti a Ruma, dopo aver passato il confine Croazia-Serbia, voltiamo per Novi Sad lasciando l'autostrada. Per raggiungere Novi Sad si sormonta un promontorio, Iriski Venac, di rinomata bellezza per la natura e le fitte foreste. Novi Sad è una bella città, antica, attraversata dal Danubio, che vale la pena di visitare.
Novi Sad
Tempo addietro, d'estate, mangiammo in una bellissima terrazza affacciata sul fiume. Ci servirono una deliziosa zuppa di pesce, di fiume ovviamente. Visitammo il centro e la fortezza.
Ma in questa occasione dobbiamo proseguire per raggiungere la nostra meta, Kikinda, città natale di mia moglie che ovviamente conosce bene tutti questi luoghi che descrivo ed in particolare Novi Sad dove si è diplomata all'Accademia delle Belle Arti. Ho la fortuna, quindi, di poter contare su di una esperta guida che mi risparmia dai miei penosi tentativi di comunicare in Serbo-Croato e nel decifrare il cirillico.

Ci lasciamo Novi Sad alle spalle e proseguiamo. Per strada s'incrociano pochi veicoli un po datati e si attraversano immensi campi ricoperti di neve. Siamo nel bel mezzo della pianura Pannonica che si estende piatta fino alla Siberia.

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